Il laboratorio clinico si trova costantemente nella necessità di provvedere all’introduzione di nuovi metodi e strumenti per le analisi in vitro. La spinta principale deriva dal progresso medico e tecnologico ma anche da una comprensibile, anche se non sempre giustificata, esigenza commerciale di diffondere strumenti e reagenti basati su nuovi studi, concezioni o su accorgimenti migliorativi (o, perlomeno, presentati dall’industria biomedicale come se lo fossero). A maggior ragione, da quando la libera circolazione dei Dispositivi Diagnostici in Vitro (IVD) con marchio CE1 è diventata una realtà, la selezione critica degli strumenti e dei reagenti, e la valutazione della ricaduta sull’organizzazione del lavoro di tali scelte, deve diventare un dovere per qualsiasi laboratorio, a completamento delle considerazioni di tipo clinico, amministrativo e di Health Technology Assessment (HTA).